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La secessione leghista

Baccanetto, 20 giugno 2011

Cosa vogliono i leghisti, la secessione ?

Va bene, allora sfidiamoli.

Come la vogliono conquistare ? bramano fare da soli, di testa loro ?

Vogliono imporre a tutti le loro intenzioni ?

Non si può. È una pretesa irricevibile.

Oggi c’è internet. Oggi ognuno di noi può sapere, farsi un’idea, interpretare la realtà, confrontare idee, opinioni, leggere la stessa informazione in lingue diverse mettendo a confronto punti di vista, accostare, definire, chiarire dettagli, mettere in relazione i molteplici aspetti. Il tempo dell’ignoranza forzata è finito, sono secche le siepi che facevano da confine alle enclosures, i balconi svuotati e gli orticelli ormai secchi.

Tutto ciò è finito, quel mondo è morto per sempre. Il tempo delle credenze e dei creduloni è tramontato. Nessuno può ritenere attuabile la possibilità di imporre l'idea specifica - propria o di un gruppo ristretto - a prescindere dal confronto con una comunità senza confini, che determinerà modifiche sostanziali, richiederà l’accentuazione di determinati aspetti e talvolta stravolgerà completamente la proposta originale, per far diventare l'idea di pochi generalmente accettata e condivisa.

E’ finito il tempo delle oligarchie e dei tiranni.

Allora sfidiamoli questi leghisti, uomini e donne rozzi, razzisti, ignoranti e incivili.

Vogliono la secessione ?

Va bene. Mettiamola ai voti. Esprimiamoci tutti. Decidiamo tutti. Non più le cosiddette avanguardie, piccola minoranza che pretende di assurgere ad espressione e rappresentazione del tutto. Tiriamo fuori la nostra opinione. Contiamoci. Chi è a favore della secessione da una parte, chi è contro dall’altra. Vediamo i numeri, diamo forza alla matematica, la cosa più pura che esiste.

Vediamo chi vince, vediamo quanti sono questi qua che vogliono la secessione.

Chi facciamo votare ? tutti i cittadini dell’Italia ? solo quelli del Nord ? solo quelli della Padania ? (dov’è che inizia la Padania e dov’è che finisce ? io sono umbro – profondamente umbro – posso votare anch’io ? )

Sfidiamoli. Credono di aver ragione perché vivono nel loro mondo piccolo piccolo, con le loro fogne e la puzza di formaggio che sembra quello dei piedi. Facciamogli vedere quanti sono realmente. Rendiamoli edotti.

Deve essere loro chiaro che se dovessero perdere, a quel punto non potrebbero più avere voce in capitolo. Zitti. Muti. Silenzio assoluto, avete perso. Nessun diritto di continuare a bofonchiare quelle idiozie esclusiviste.

Accetterebbero la sfida ? Credo di no, sono solo persone da pro loco di paese, di quelli che passano il tempo alle sagre borbottando e farneticando stupidaggini, coglionerie senza qualità. Sono il bar che è andato al governo.

C’è una parola che segna il passo tra vecchio e nuovo e questa parola è “inclusione”. L’esatto contrario del mondo sognato da coloro che hanno paura della propria ombra. Inclusione SI. Esclusione NO. Chi sarebbe disposto a tagliare la mano, se quella mano fosse la propria ?


Per l'acqua

di Mauro Corona

Fermi! Giù le mani dal mio passo argentato.
Non sono mica vostra! Non sono affatto vostra!
Non voglio essere di qualcuno.

Sono di tutti, ricchi e poveri, belli e brutti, sani e malati.
Sono torrenti, fiumi, ruscelli, sorgenti, rigagnoli.
Sono gocce, pioggia, neve, grandine. Nuvole.

Nessuno mi può comprare, dirmi roba sua.
Non sono un oggetto che si può rubare.
Sono l'acqua, l'acqua non ha padroni, non li vuole.

Ma loro vorrebbero me. Io sono libera, corro via, regalo momenti: disseto, lavo, rinfresco, ristoro.
Sono vita. La vita non si vende né si compra. La si può togliere.
Un tempo lavoravo. Facevo girare mulini e segherie, alzavo magli, muovevo ingranaggi. Davo una mano all'uomo e nessuno mi voleva soltanto per sé.
Ero per tutti e tale voglio restare.

Aiuto! I furbetti mi vogliono comprare, privatizzare! Privatizzare?
Gente perbene indignatevi! Alzate un grido, alzate la testa, alzate i bastoni, se necessario.
Difendetemi dai furbastri. Vorrebbero privatizzare anche il fiato!
Io sono di tutti! Nemmeno le tegole mi trattengono.

Passo veloce alla grondaia, al ruscello, al torrente, al fiume, al mare.
Vado dove mi pare. Vorrei andare dove mi pare.
Sono fuggitiva, corro, scappo, scantono, non fatemi imprigionare da chi vuol fare di me mucchi di soldi.

Patrimonio di tutti siamo rimasti in pochi: l'ossigeno, le nuvole e io.
Privatizzare me, è comprare le nuvole. Poi vi faranno pagare il respiro. Buoni, stiano buoni.
Voglio bagnare il viso di un bambino senza chiedere permesso a nessuno.
Tocca a voi, gente perbene, aiutarmi a farlo ancora.